“Covid-19: Salute ed Economia. Oggi e Domani.
Implicazioni Sanitarie ed Economiche.”
Breve sintesi degli interventi dei nostri ospiti (a cura di Francesco Guidara)
Nel suo intervento di introduzione, Beniamino Quintieri, Professore Ordinario di Economia Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata e Membro del Comitato Esecutivo Strategico Canova Club Roma, ha posto particolare enfasi sui temi fondanti della crisi. “E’ evidente il legame stretto fra medicina ed economia. Oggi l’interrogativo è come contemperare la riapertura delle attività economiche con la salute dei cittadini. Il mondo guarda ai vaccini per uscire dalle difficoltà dopo una stagione orribile, segnata dalle molte prese di posizione dei cosiddetti No-Vax”. “Dobbiamo pensare a come ricostruire la casa – ha concluso - dopo che, seppur in ritardo, sono state spente le fiamme”.
Walter Ricciardi, membro dell’esecutivo OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e consulente del Ministero della Salute sulla gestione dell'emergenza Covid-19 in Italia.
In 3.000 anni di storia solo 10 volte si sono verificate pandemie a livello globale. In epoca moderna le pandemie si sono fatte più frequenti con il passaggio dall’animale all’uomo (il cosiddetto spill-over), specie in Cina dove resta forte l’abitudine di vivere a stretto contatto con gli animali. Questo del COVID19 è un evento epocale perché si trasmette per via respiratoria, e lo si prende semplicemente stando vicino alle persone. Un esempio significativo arriva dalla Germania: due persone - apparentemente non collegate fra loro - hanno contratto il COVID19. Ebbene si è poi scoperto che i due erano stati brevemente a contatto, di spalle, all’interno di una mensa scambiandosi giusto una frase di saluto. Tutti vorremmo tornare alla vecchia normalità, ma non sarà possibile fino a quando non avremo un vaccino. Il nostro consiglio è essere cauti nel tornare ad una vita di relazioni. Riguarderà le strette di mano, le attività ravvicinate, i colpi di tosse, ogni nostro gesto quotidiano. Dovremo perciò monitorare con attenzione il distanziamento fisico (quando si lavora, quando si acquista, quando si viaggia). Purtroppo l’Italia ha pagato a caro prezzo certe scelte compiute nel corso degli anni, come aver fatto uscire in pochi anni 40.000 operatori, cosa che ha portato ad una carenza di 53.000 infermieri. Oppure aver permesso l’obsolescenza delle nostre strutture sanitarie, come le strutture di terapia intensiva. La Germania oggi ha 40.000 posti di terapia intensiva, noi 5.000 a inizio crisi (e ora con uno sforzo siamo arrivati a 9.000). Anche in termini di Governance la situazione è profondamente diversa: la Germania ha una catena di comando unica. Il nostro meccanismo decisionale vede al tavolo lo Stato centrale, i ministeri, le regioni, i sindaci. Prendiamo le decisioni giuste, e facciamo miracoli, ma in ritardo.
Pier Carlo Padoan, Economista e già Ministro dell’Economia e delle Finanze
Il Trade off è la vera questione centrale di cui stiamo discutendo, qualunque scelta impone costi e benefici. C’è una pressione forte oggi ad accelerare l’uscita dal lockdown per evitare maggiori costi sulla società. Quando sarà possibile aprire con un “decente” grado di sicurezza? Dipende, è la risposta di noi economisti. La Germania, insieme ad altri paesi, potrà partire prima perché ha fatto meglio di altri i compiti a casa. Quello che è certo, come ha sottolineato il professor Ricciardi, è che dovremo ritornare a investire in sanità e dovremo farlo in modo immediato e massiccio. E’ quindi, dal mio punto di vista, un tema essenzialmente di scelte politiche e ogni governo ha di fronte a sè questa opzione e questo trade off. Non dimentichiamoci che, fra le molte cose che sono emerse, c’è un problema di efficienza da parte della Pubblica Amministrazione e di lentezza della nostra economia.
Quello sull’Europa è un dibattitto surreale, da nessuna parte c’è un confronto come quello che stiamo vedendo in queste ore in Italia, intendo con questa violenza verbale e questa furia ideologica. C’è il problema di riportare un dibattitto pur complesso e difficile politicamente su terreni di onestà intellettuale, senza scorciatoie. L’Europa può mettere in moto meccanismi che mobilitino risorse in contesti necessari. A cosa servono gli Eurobonds? Sicuramente gli Eurobonds di oggi non possono essere strumenti che mutualizzano il debito italiano e lo scaricano su altri paesi. Servono invece per investimenti in sanità, servono a sostenere più robuste politiche economiche. Se vogliamo rinunciare siamo liberi di farlo e quindi di fermarci, ma dobbiamo sapere che andremo a cercare risorse sul mercato e queste risorse saranno più costose. Infine c’è un tema di modelli. Le crisi non vanno sprecate per le lezioni che possono offrire. Fra le tante cose che dovremo ripensare, e questa situazione ce ne sta dando l’opportunità, quella di una economia diversa.
Salvatore Rossi, Economista, Presidente di Telecom Italia, già D.G. Banca d’Italia
A un certo punto si è spalancato sotto i nostri piedi un abisso. Questa pandemia ha provocato una paralisi di tutta l’offerta produttiva. L’economia ma come ora rischia il collasso totale. Quando durerà tutto questo? Mi rifiuto di pensare che durerà più di 6 mesi, intendo la fase acuta di questo blocco. E’ compito del governo “stendere un ponte sull’abisso” e traghettare tutta l’economia su questo punto fino a quando l’abisso non si sarà richiuso. Ci vogliono moltissime risorse in questi mesi: bisogna pagare gli stipendi, le bollette, le aziende non incassano niente. Ci vogliono soldi pubblici, per questo il problema da reale diventa finanziario. Il solo soggetto che può creare potere dal nulla è la BCE e in Europa questo lo sta facendo, dopo qualche iniziale esitazione, perfettamente comprensibile. Il dibattito sugli Eurobonds è un falso problema in chiave economica, è un dibattitto caldo e con accenti violenti. In questa condizione difficile ci chiediamo: l’Europa c’è o non c’è? Serve a qualcosa o no? Quando è in gioco la sicurezza dei cittadini ha una sua funzione? Se la risposta è negativa i popoli potrebbero arrivare alla conclusione che di Europa, oggi, non c’è bisogno.
Gli Eurobonds dal punto di vista economico finanziario danno una mano, del resto ogni centesimo è utile. Ma non sarà con questo che si risolverà l’emergenza. Parliamo anche rete, e lo faccio con il cappello di Presidente di Telecom. L’infrastruttura ha retto bene, però non possiamo accontentarci di questo. Abbiamo capito che il mondo non sarà più quello di prima, ci aspetta una vita futura che durerà alcuni anni in cui cambierà il modo di lavorare e vivere. L’uso delle tecnologie imporrà una banda ultra-larga, e bisogna che l’Italia si doti di questa infrastruttura fondamentale di connettività in ogni casa, in ogni ufficio, in ogni fabbrica.
Enrico Cereda, Presidente e A.D. IBM Italia
Questa pandemia ha accelerato certi processi, ma abbiamo anche delle opportunità davanti a noi che dobbiamo giocarci. Due anni fa nel corso di una intervista al Corriere della Sera usai una metafora: in certi momenti l’ingresso della Safety Car può essere una occasione per le auto in gara. Noi oggi siamo in una condizione simile. Siamo dietro una Safety Car e possiamo far leva per migliorare i nostri processi. Abbiamo appreso delle lezioni in questi 40/50 giorni, anche lavorando remotamente. L’uso della bada larga ha rappresentato una grande differenza nel nostro modo di operare. Lo vedremo anche nei prossimi mesi, l’uso della posta elettronica e delle web conference saranno normalità nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Oggi le aziende hanno davanti obiettivi più ambiziosi, la tecnologia diventerà qualcosa di essenziale e le società saranno in piedi o meno a seconda del fatto che sappiano usare strumenti come l’intelligenza artificiale, la block chain. Tutte tecnologie abilitanti per la sanità e per i business model delle aziende. Qui la sfida è come sistema Paese, e il nostro è un paese di PMI che devono sfruttare tecnologie e innovazione per abilitare i business model. Pensiamo a come cambierà e-commerce e i sistemi di pagamenti: dovremo affiancare queste PMI nella loro crescita e nel loro business. Ma la tecnologia da sola non basta: bisogna rivedere i processi aziendali. Se non si cambiano questi processi dentro le aziende il contributo che può portare la tecnologia sarà molto poco rilevante. Ridisegniamo i processi aziendali anche delle Pubbliche Amministrazioni, e nel mondo della sanità, utilizzando i big data per scoprire specifiche malattie e incentivare l’utilizzo della telemedicina.
Trasformare questa pandemia in una grande opportunità è la nostra sfida più grande, mettiamo in condizione le aziende per poterlo fare al meglio.
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